Dodicenne in coma de tre mesi, i giudici decidono che bisogna staccare la spina

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Fonti ed evidenze: Corriere della Sera, Open

Una tragedia nella tragedia. Il primo colpo durissimo per i genitori del ragazzino è stato vederlo finire in coma.Il secondo arriva ora: i giudici hanno stabilito che bisogna staccare la spina.

I genitori del ragazzino si apprestano a dire addio al figlio. La Corte d’Appello di Londra ha respinto il ricorso dei genitori del dodicenne ricoverato in coma irreversibile al Royal London Hospital. La ventilazione artificiale che tiene in vita il bambino dovrà essere interrotta e Archie Battersbee, piano piano, si spegnerà.

Ansa/ Tino Romano/Archivio

La Corte d’Appello ha confermato  la decisione dei giudici in primo grado di interrompere tutti i trattamenti che  mantengono in vita Archie. Il bambino era stato trovato impiccato ad una corda lo scorso 7 aprile: era stato salvato dalla madre Hollie ma il suo cervello aveva subito danni irreversibili a causa della prolungata carenza di ossigeno. Da quel giorno il dodicenne non si è più svegliato. Il suo venne classificato come incidente domestico, anche se ad oggi non sono ancora chiare le cause di quel gesto. La madre Hollie insiste nel dire che si trattava di una sfida che aveva visto sui social network, come quelle su Tik Tok che hanno fatto vittime anche in Italia. Tuttavia  nessun elemento ha mai avvalorato questa tesi.

Dopo diverse settimane ed esami, l’equipe medica del Royal London Hospital si era rivolta ai giudici chiedendo se fosse opportuno prolungare il trattamento su un individuo senza alcuna speranza di guarigione e che sarebbe sicuramente andato incontro a grandi sofferenze. Le Corti si sono appellate al principio secondo il quale la tutela del minore deve prevalere sempre, anche sulla volontà o sulla fede dei genitori. Pochi istanti prima di conoscere il verdetto, quando stava per entrare in Tribunale, Paul Batterbee, padre di Archie, è stato colto da un malore. Ora è ricoverato in gravi condizioni. Per questa ragione la Corte londinese ha concesso il rinvio di 48 ore del distacco della ventilazione artificiale. In questo modo, alla famiglia viene dato il tempo di presentare un altro ricorso, questa volta alla Corte europea dei diritti dell’uomo. La questione è molto controversa anche in Italia. Da un lato chi si appella alla sacralità della vita e la difende fino all’ultimo respiro. Dall’altro chi fa prevalere la qualità della vita e apre alla possibilità di interruzione di nutrimento e ventilazione o, addirittura, a suicidio assistito ed eutanasia.