Real Madrid-Manchester City | Quando il calcio indossa il ‘Manto Reale’

Real Madrid-Manchester City era attesa al varco. Una tale concentrazione di talento, nel magico scenario del Santiago Bernabeu, che andava semplicemente goduta.

Soltanto un istante dopo che il malefico sorteggio le aveva poste di fronte in un quarto di finale di Champions League si è avuto la ferma convinzione che quella doppia sfida avrebbe rappresentato la vera finale della massima competizione europea per club.

Real Madrid-Manchester City
Carlo Ancelotti e Pep Guardiola – Foto LaPresse – formatonews.it

Peccato che valga soltanto come quarto di finale. Perché Real Madrid-Manchester City è gara da partita secca, da godere tutto in una notte ed in una sola notte assistere alla vittoria dell’una o dell’altra. Ma anche un quarto di finale di Champions League può regalare emozioni e riflessioni uniche.

La gara di andata disputata al Santiago Bernabeu è stata definita una delle più belle partite nella storia gloriosa della Coppa dei Campioni, oggi Champions League. Come contraddire tale definizione dopo che per quasi 100 minuti gli occhi hanno ammirato ‘un qualcosa’ che aveva un che di familiare ma che sembrava parimenti diverso da ciò che abitualmente, e stancamente, ci ostiniamo a seguire.

Ancelotti su una panchina, Guardiola sull’altra ed in campo i loro campioni. Diversi per età, nazionalità, talento. Disposti tatticamente secondo le solide concezioni, e le intuizioni del momento, dei rispettivi tecnici. Risultato: uno spettacolo.

La grande attesa. Mantenuta

È un po’ come quando si attende l’uscita di un film di un grande regista, con all’interno grandi interpreti e si ha un frenetico desiderio di vedere cosa, tale concentrazione di talenti, abbia mai potuto, artisticamente, produrre.

La grande attesa. Mantenuta
La grande attesa. Mantenuta – Foto LaPresse – formatonews.it

La stessa attesa la si aveva per Real Madrid-Manchester City. Cosa avrebbero potuto ‘inventarsi’ i due grandi ‘registi’ della panchina e come avrebbero sfruttato quell’enorme potenziale tecnico degli ‘attori’ a loro disposizione. Lo hanno fatto rendere al meglio semplicemente perché li hanno lasciati liberi di esprimersi.

Hanno lasciato liberi l’estro, la fantasia, le intuizioni del momento, perfino gli inevitabili errori. I moduli hanno retto, ma fino ad un certo punto. Poi la voglia di vincere, di realizzare una rete in più degli avversari ha rotto gli argini degli schemi ed è nata una partita-capolavoro. Ricca di ribaltamenti emotivi.

Gli occhi hanno ammirato uno sport che sembrava diverso da quello che guardiamo abitualmente nel nostro campionato. Un calcio decisamente più povero, in tutti i sensi. Più povero di denari, di talento, di idee. Più povero nella testa e nelle gambe.

E così se guardiamo il derby di Torino rischiamo di addormentarci, tanta è la noia e la miseria tecnica. Real Madrid-Manchester City ci ha ricordato come possa essere bella una partita di calcio. E come la si possa godere come un capolavoro cinematografico. Per fortuna c’è ancora il ritorno…

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