Islanda, lo sciopero delle donne contro le disuguaglianze di genere: tra le manifestanti anche la premier

Migliaia e migliaia di donne hanno manifestato per le strade di Reykjavík, e non solo, protestando contro le disuguaglianze di genere.

In questi ultimi decenni l’Islanda si è affermata come uno dei Paesi maggiormente impegnati nella lotta contro le discriminazioni e le disuguaglianze di genere. Il Global gender gap index (ossia l’indicatore del divario di genere a livello mondiale) ha riconosciuto lo Stato come il primo in assoluto in merito al tema, che in questi anni si è fatto sempre più dibattuto. Eppure, per le donne che hanno deciso di scioperare, c’è ancora molto da fare.

Islanda, indetto lo sciopero delle donne
Migliaia di donne hanno scioperato in Islanda, compresa la prima ministra del Paese – Foto Ansa – FormatoNews.it

Sono decine di migliaia le manifestanti che, nella giornata di martedì 24 ottobre, hanno scioperato a Reykjavík, e non solo. Nella capitale, infatti, si è tenuto il corteo più grande ma le dimostrazioni si sono sparse a macchia d’olio in tutto il Paese. Era dal 1975 che l’Islanda non veniva interessata da un sciopero di tale portata.

All’epoca era stato indetto il Kvennafrídagurinn. Il “giorno libero delle donne” ha segnato una svolta nella battaglia per la parità di genere, con un contributo fondamentale nei processi che, nel corso degli anni, hanno permesso allo Stato di contraddistinguersi proprio per le sue politiche all’avanguardia. Oggi, più che mai, le donne scese in piazza ripensano allo sciopero passato alla storia.

Dal divario salariale alle violenze di genere: i motivi che hanno portato le donne a manifestare in tutto il Paese

Secondo le fonti locali, le persone che hanno preso parte alle manifestazioni di martedì sono tra le 70 e 100mila. In tutta Islanda si sono tenuti comizi, eventi e concerti: artiste, attiviste e sindacaliste si sono mobilitate per dare il loro contributo in una giornata dedicata interamente ai diritti delle donne.

Lo sciopero in Islanda
La premier Katrín Jakobsdóttir ha partecipato alla manifestazione insieme ad altre ministre – Foto Ansa – FormatoNews.it

Allo sciopero ha partecipato anche la premier Katrín Jakobsdóttir insieme ad altre ministre (come quelle della Cultura e della Giustizia). “Non lavorerò quel giorno” aveva annunciato qualche giorno prima del corteo in un’intervista a mbl.is, per poi aggiungere “Come spero facciano anche tutte le donne qui presenti”.

Alla base dello sciopero c’è il mancato conseguimento degli “obiettivi di piena uguaglianza di genere”. La premier ha evidenziato che, nonostante i passi avanti del Paese, in diversi settori continua ad esserci un divario salariale “inaccettabile nel 2023”. A ciò si aggiungono i dati riscontrati in una recente indagine svolta dall’Università dell’Islanda.

Dallo studio è emerso che il 40% delle donne è vittima di violenza sessuale e di genere, tema che per Jakobsdóttir e il suo Governo rappresenta una “priorità”. Una delle organizzatrici dello sciopero, nonché portavoce del corteo, Freyja Steingrímsdóttir, ha fatto notare come l’Islanda in tutti questi anni si sia posta in prima linea nella battaglia per la parità di genere. Tuttavia, “ci sono ancora forti disparità” a cui è necessario porre fine.

Le manifestanti – donne e persone non binarie – si sono riversate per le strade con lo slogan “Questa la chiami uguaglianza?” e l’obiettivo di portare a nuovi progressi nel Paese, come accaduto negli anni ’70 nella giornata del Kvennafrídagurinn, al quale prese parte il 90% della popolazione femminile.

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