Ci sarebbe una “pratica religiosa” alla base della morte di un numero spropositato di persone. Cos’è successo in Kenya
Avere un proprio ideale di culto, una propria fede, è giusto, siamo liberi di credere in ciò che vogliamo. Questo, ovviamente, non significa poter obbligare gli altri a fare lo stesso o, peggio, nuocere alle altre persone. Un evento straziante che lascia senza parole si è verificato in Kenya. Numero di vittime spaventoso, pare, a causa di una “pratica religiosa”.
Sono stati ritrovati 90 cadaveri appartenenti, a quanto si apprende, ad una setta religiosa con a capo Paul Mackenzie Nthenge. Secondo il suoi “dettami” tutti i suoi adepti avrebbero dovuto predicare il digiuno sino alla morte per incontrare Gesù Cristo. Una iniziativa che ha portato alla morte di un numero sconcertante di persone. E la situazione non può che assumere una piega ancora più macabra se pensiamo che queste sono state sepolte nella foresta di Shakaola, nel Malindi.
Suicidio di massa, episodio sconvolgente in Kenya: chi è il predicatore Nthenge
Secondo le autorità del Kenya, in realtà, sono 112 – in totale – le persone scomparse e delle quali non si sa nulla. Si ipotizza che alcune di queste siano state sepolte in altri posti nelle vicinanze. Le ricerche stanno continuando, tant’è che anche Paul Mackenzie Nthenge è sotto indagine per capire in che modo abbia avuto luogo questa situazione. Come ha fatto ad organizzare un tale massacro e persuadere così tante persone senza essere mai notato?
Inizialmente pare che agisse con astuzia e furbizia, passando inosservato fra i cittadini e impedendo alle autorità di ottenere informazioni su di lui. Difatti, era stato già arrestato nel 2017 con l’accusa di indottrinamento, nello specifico tentava di convincere molti bambini di non seguire la Bibbia per ricevere una buona educazione, e di limitarsi ad ascoltare le sue prediche.
A seguito del rilascio ha continuato con le sue attività, spingendosi oltre e compiendo quello che è stato definito come un vero e proprio suicidio di massa. Per ulteriori conferme di quanto scoperto dalle autorità, Paul Mackenzie Nthenge sarà chiamato in appello al tribunale della sua città il 2 maggio, dove dovrà difendersi dalle accuse esposte e che, se in caso si rivelassero essere vere, non gli permetteranno di uscire di prigione tanto facilmente questa volta.