Ecuador, è guerra aperta tra il Governo e i narcotrafficanti: l’escalation di violenza e lo stato d’emergenza

L’ondata di violenza scoppiata in Ecuador ha portato il neo-presidente Daniel Noboa a dichiarare lo stato d’emergenza.

Un’escalation partita in seguito alle dichiarazioni di Daniel Noboa, diventato presidente dell’Ecuador lo scorso 23 novembre. Il 36enne, intenzionato a dare inizio ad una guerra al narcotraffico, si è ritrovato a dover fare i conti con un Paese segnato dalla violenza delle gang. Tutto ha avuto inizio con l’evasione di José Adolfo Macias, soprannominato “Fito”, che sarebbe avvenuta a Natale.

Ecuador, scoppia la guerra tra narcos e Stato
Un’ondata di violenza è esplosa in Ecuador: è guerra tra i narcotrafficanti e lo Stato – Foto Ansa – formatonews.it

A capo di Los Choneros, è riuscito a fuggire dal carcere di massima sicurezza di Litoral di Guayaquil, facendosi sostituire da un sosia. Noto per essere il boss del narcotraffico più potente e temuto del Paese, i disordini scoppiati sono stati ricondotti proprio alla sua figura. La sua è la principale banda criminale dell’Ecuador: formata in principio da appena 8 membri, oggi conta 25mila affiliati.

Lo Stato, in questi giorni, è precipitato nel caos. Sul web, social come Instagram e TikTok sono stati invasi da video che mostrano le rivolte delle gang nei penitenziari, culminate con l’uccisione di diverse guardie. Mentre, per le strade del Paese, i narcotrafficanti stanno diffondendo il terrore a suon di spari e sequestri di cittadini (utilizzati, poi, per ricattare il Governo).

Ecuador, la bande criminali puntano sul terrore per affermare la loro egemonia

Come spiegato da Roberto Saviano al Corriere della Sera, l’obiettivo dei narcos – impegnati in un vero e proprio golpe – è quello di far precipitare l’Ecuador in una situazione di disordine totale. Il fine è rendere impossibile uno svolgimento “in modo regolare” della vita nel Paese.

Scatta lo stato d'emergenza in Ecuador
Gli attacchi delle bande criminali, nel Paese, hanno costretto il presidente a dichiarare lo stato d’emergenza – Foto Ansa – formatonews.it

Più che mirare ad ottenere il potere, dunque, i narcotrafficanti stanno puntando tutto sulla paura. E lo stanno facendo con una guerra contro il Governo nell’intento di venire a patti e poter negoziare con quest’ultimo. Le violenze che stanno scuotendo l’Ecuador sono strumentali allo stabilimento dell’egemonia delle bande criminali sullo Stato.

Uno Stato diventato ormai centrale per il narcotraffico internazionale, dopo i cambiamenti che hanno interessato il Sud America negli ultimi anni. In particolare la Colombia, con la fine dell’era dei grandi cartelli; il Venezuela, che ha vissuto una profonda crisi finanziaria e politica, vedendo il Cartel de los soles assumere sempre più potere; e il Messico, che ha conosciuto l’ascesa di una potente criminalità organizzata che opera proprio in Ecuador.

A tutto ciò, ovviamente, si aggiungono i legami con il mercato europeo (tra cui i traffici con la ‘ndrangheta). Il Governo, ad ogni modo, ha risposto alla brutalità delle bande dichiarando lo stato d’emergenza per due mesi. È stato introdotto il coprifuoco e una schiera di soldati è stata disposta per le strade del Paese.

Sono 22, in totale, i gruppi di narcotrafficanti riconosciuti come terroristici e di cui ci si auspica la repressione. “Il crimine organizzato ha dichiarato guerra allo Stato” – ha affermato il presidente durante il suo intervento a Radio Canela di Quito lo scorso 10 gennaio – “E lo Stato deve vincere”.

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