Samuele, 4 anni, giù dal balcone per colpa di un pazzo. E i giudici hanno deciso che destino avrà chi lo ha lanciato

La vita di Samuele è finita a 4 anni. Il bambino è precipitato da uno dei balconi di casa. Si pensava si fosse trattato di un incidente ma la verità è molto più terribile.

La tragedia si consumò a Napoli nel settembre del 2021. Il piccolo Samuele precipitò da uno dei balconi di casa. Il primo pensiero di tutti fu quello di una fatalità, una disgrazia. Ma non era questa la verità: qualcuno aveva lanciato il bambino da quel balcone. Qualcuno di cui Samuele si fidava.

ANSA/CIRO FUSCO/archivio

Quel qualcuno era il 39enne Mariano Cannio che, all’epoca, prestava servizio come domestico presso la famiglia del bambino. A distanza di un anno e dieci giorni da quella tragedia il gup Nicoletta Campanaro ha chiuso il processo di primo grado celebrato con il rito abbreviato condannando a 18 anni di reclusione Cannio, 39 anni. L’uomo è stato ritenuto pienamente capace d’intendere e volere sebbene sia in cura per una patologia psichiatrica. Presenti, alla lettura della sentenza, i genitori di Samuele, il nonno e altri suoi familiari che non sono riusciti a trattenere l’emozione.

Mariano Cannio, dopo aver lanciato Samuele dal balcone, si allontanò dalla casa. In un primo momento si pensava ad un incidente ma l’ipotesi non reggeva: il balcone era troppo alto, un bimbo di 4 anni non poteva arrivarci da solo. Il domestico venne individuato dalla Squadra Mobile e sottoposto a fermo il giorno dopo la tragedia. Agli inquirenti che lo interrogarono confessò di avere fatto cadere il piccolo giù. Una notizia che fu accolta con incredulità nel quartiere: il 39enne, infatti era molto conosciuto in zona, prestava servizio anche presso altre famiglie. Nessuno avrebbe mai sospettato di lui. Nei mesi scorsi una consulenza lo ha ritenuto capace di intendere e volere – malgrado la patologia psichiatrica da cui l’uomo è affetto ma che viene tenuta sotto controllo con le cure – e, quindi, anche di sostentere il processo. L’avvocato difensore Mariassunta Zotti, ha presentato al giudice l’eventualità che la morte di Samuele potesse essere frutto di un incidente: tesi legata alla presenza sul balcone di un tavolino con due sedie che il piccolo avrebbe potuto usare per affacciarsi. Zotti ha sostenuto che il suo cliente avrebbe ammesso di essere colpevole in quanto in stato confusionale. Ma il giudice non ha accolto la tesi della difesa e ha condannato Cannio per omcidio volontario. Anche a Modena, qualche mese fa, è accaduto un fatto analogo: una babysitter ha lanciato un neonato dalla finestra.

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