“I bambini devono essere sacrificati”: i poliziotti si presentano in casa di una 19 enne, a Milano, e la portano via

Blitz antiterrorismo nel capoluogo lombardo. Una diciannovenne stava progettando diversi attentati e il sacrificio di un neonato.

Scoperta a Milano una “leonessa dell’Isis”. Durante un Blitz antiterrorismo nel capoluogo lombardo – riporta Il Giorno – la polizia ha messo in manette Bleona Tafallari, 19enne cittadina italiana di origine kosovara, per il reato di associazione con finalità di terrorismo. La giovane – radicalizzata dall’età di 16 anni fervente sostenitrice dello Stato Islamico, si era recentemente trasferita dal Kosovo a Milano. Abitava con il fratello ma non ha mai perso i contatti con il marito e con la diaspora kosovara di matrice jihadista. In quattro mesi – hanno raccontato – è uscita di casa solo due volte, sempre con il velo, si era autoreclusa in casa. Nel cellulare della 19enne sono state trovate foto di “pubblicistica jihadista” e condivideva on line le pubblicazioni simbolo dello Stato Islamico, quali scene di combattimenti in teatri militari di guerra, esecuzioni sommarie di decapitazioni e incendi.

Non solo: la ragazza – attraverso le chat – condivideva immagini contenenti istruzioni su come poter fabbricare artigianalmente una bomba. Tra le immagini  anche la foto del giovane attentatore che lo scorso 26 agosto si fece è fatto esplodere all’aeroporto di Kabul causando centinaia di morti tra i civili che cercavano di scappare dall’Afghanistan e quelle del massacro nella redazione di Charlie Hebdo.

La ragazza – spiega Il Giornale – cercava di portare diverse minorenni sulla sua medesima strada: prometteva loro di trovare mariti “Leoni” – riferendosi ai militari Leoni dei Balcani – con cui poi morire in segno di martirio: “Uno sposo con il quale morire da martire dopo un matrimonio ‘bagnato dal sangue dei miscredenti” – si legge in una chat su Telegram. Dava loro indicazioni su come vestirsi: ordinava alle giovani di indossare il Niqab – vietato in Italia in quanto copre il volto – coprendo anche le sopracciglia: “Le sopracciglia vanno coperte, è come mettere i pantaloni“. In un’altra chat, invece, la 19enne e il marito esultavano all’attentato al professor Samuel Paty, avvenuto a Parigi a opera di un giovane radicalizzato islamico: “Ehi hai visto cosa è successo a Parigi?…Hanno decapitato il non credente. Lezione per tutti gli altri insegnanti… Ha fatto bene, se l’è meritato”.

Dall’inchiesta condotta dall’antiterrorismo milanese è inoltre emerso come avesse sviluppato un vasto circuito relazionale finalizzato al reperimento di risorse economiche per la fuga di donne detenute nei campi curdi in quanto spose di combattenti jihadisti e lei stessa si era  messa a disposizione dell’organizzazione criminale allo scopo di pagare la corruzione dei guardiani per far fuggire le donne. Sono state individuate oltre 2.000 chat che confermano il ruolo della 19enne nell’ambito di un “network femminile”, di sostegno materiale ed ideologico allo “Stato Islamico”, con rapporti diretti, sempre via chat, con mogli di detenuti per fatti di terrorismo o con mogli di combattenti.  Ma l’elemento più mostruoso deve ancora venire: Bleona Tafallari aveva forse partecipato all’organizzazione il sacrificio di un neonato. Nei file trovati sul suo cellulare sono state trovate immagini ritraenti un bimbo di pochi mesi con il copricapo e una pistola: “La vita viene dopo, prima di tutto c’è il sacrificio in nome dell’Isis, quel bambini era già destinato al Jihad”. Ancor più atroce forse di quanto accaduto qualche settimana fa quando un combattente dell’isis incatenò una bambina sotto il sole e la lasciò morire così. Per il combattente la vita di quella bimba valeva meno di zero era solo la figlia della sua schiava.

 

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