Gli effetti del lockdown su bar e pizzerie “Prezzi folli e senza criterio”

Nell’era del post-lockdown anche fare colazione al bar è diventato un lusso. Le chiusure prolungate si ripercuotono non solo sugli esercenti ma anche sui consumatori.

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Getty Immages/Simona Granati

Mesi di lockdown e restrizioni hanno messo in ginocchio milioni e milioni di ristoratori o gestori di bar. E anche dopo la riapertura, per settimane, sono stati costretti a lavorare con fortissime limitazioni. Tutto questo ha inevitabilmente fatto sì che, per far fronte ad affitto dei locali, bollette e stipendi, si siano dovuti aumentare i prezzi. Pertanto a pagare il costo delle chiusure, alla fine, sono anche i consumatori e, per la precisione, quelli meno abbienti. Qualche settimana fa un turista lamentava uno scontrino troppo salato in un bar di Positano. Ma se a Positano certi prezzi possono anche essere considerati la norma, non può dirsi lo stesso quando ci si trova alla periferia -o comunque in una zona non centrale – di Milano. E’ il caso della signora Cristina che – riferisce Huffington Post – su Facebook  ha pubblicato la foto dello scontrino della sua colazione in zona Parco Solari a Milano: 7 euro per un cappuccino e una brioche. Precisiamo, per chi non lo sapesse, che si tratta di una zona non vicina al Duomo né a Brera né al quadrilatero della moda: un quartiere normalissimo, non periferico né centrale. Cristina, indignata, ha scritto: “Quanto costa da voi una colazione classica al bar? Effettivamente da un po’ che io non facevo colazione al bar. Ma 7€ non sono un po’ tanti? Se dovesse ri-capitarmi, ascolterò con estrema attenzione chi, nel settore, si lamenterà ancora delle perdite dovute alle chiusure”. E la donna ha puntualizzato di aver consumato prodotti normalissimi, senza richieste particolari tipo brioche senza glutine o vegana o latte vegetale. Una colazione comune, come aveva sempre fatto. La stessa colazione che prima delle chiusure per la pandemia di Covid, pagava molto meno: 4,40 euro, cioè quasi la metà.

 

 

Ma l’esperienza non riguarda solo Milano che, è risaputo, è tra le città più care non solo d’Italia ma d’Europa.  Anche il signor Luca Carbonelli – commentando il post di Cristina su Facebook – ha raccontato una vicenda analoga accaduta, però, a Napoli che, invece, è nota per essere piuttosto economica in fatto di cibo. Luca spiega: “Napoli prepandemia. Zona periferica, pizzeria: 1 pizza margherita, 1 pizza filetto, 1 pizza marinara, 1 petto di pollo arrosto + contorno, 2 bottiglie acqua. Avresti pagato al massimo quei 30€. Post pandemia = 38€. Non è il rincaro dei prezzi il problema.  Il problema è che questi aumenti non hanno un criterio. Il problema è che ognuno sta decidendo di rincarare alla cazzo di cane. Decisione legittima. Però poi beccatevi pure le critiche legittime“.

 

 

 

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