Premierato, il commento degli esperti sulla riforma

Il commento degli esperti sulla riforma del premierato su cui punta forte il governo di Giorgia Meloni: continuano i dibattiti.

Arrivata al governo nel 2022, l’esecutivo di Giorgia Meloni ha sempre puntato forte sul premierato, una riforma costituzionale che prevede l’elezione diretta del presidente del Consiglio; lo scorso giugno è arrivata la prima approvazione col passaggio al Senato e l’iter sembra quindi procedere.

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Il commento sul premierato (Credits: screenshot Mediaset Infinity) – formatonews.it

Se, da una parte, il governo procede con grande soddisfazione, dall’altra le opposizioni continuano ad essere fermamente contrarie a questa riforma, alimentando dibattiti e polemiche. Il premierato prevederebbe la scelta diretta da parte dei cittadini del premier, eletto insieme ai componenti del Parlamento. Ci sarebbe poi il limite massimo di due legislature consecutive, al fine di garantire un ricambio politico.

L’argomento continuerà a rimanere al centro della cronaca politica ancora a lungo: in merito, di recente, ai microfoni di LaPresse è intervenuto l’avvocato e professore di Diritto Costituzionale all’Università di Roma Tre Alfonso Celottolo, analizzando la riforma del premierato anche in retrospettiva.

Premierato, il professor Celottolo tra pro e contro della riforma: l’analisi

Parlando ai microfoni di LaPresse, l’avvocato e professore di Diritto Costituzionale all’Università di Roma Tre Alfonso Celottolo ha offerto un commento in materia del premierato, una riforma decisamente importante e che, qualora venisse applicata, cambierebbe in maniera evidente il rapporto tra potere politico nazionale ed elettori. “Sicuramente sulla carta, per come è scritta la riforma del premierato, si toglie un potere al Presidente della Repubblica cioè quello di scegliere il presidente del Consiglio ha spiegato in prima battuta il professor Celotto, come si legge su LaPresse.

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Le parole del Prof. Celottolo (foto: lapresse.it) – formatonews.it

Per aiutare gli elettori a comprendere, vengono prese come esempi recenti legislature, che successivamente alla riforma non sarebbero più possibili. “Nel 2018 le elezioni furono vinte in parte forse da Di Maio e in parte dal centrodestra ma venne scelto Giuseppe Conte. Questo non sarebbe più possibile. Il primo presidente del Consiglio con il premierato sarebbe scelto dagli elettori e come secondo, perché dovrebbero essere possibili solo due governi a legislatura, deve essere scelta una persona nell’ambito della maggioranza e nell’ambito del Parlamento. Quindi questo avrebbe escluso un Draghi, che era un tecnico, e un Conte, che non era parlamentare” il commento del professore.

Il premierato è dunque diviso tra il rispondere alla volontà degli elettori e la questione di bilanciamento della forma parlamentare. È tipico della forma parlamentare cercare di formare un nuovo governo. Invece arrivare a una forma di premierato rende il sistema più simile al sindaco o al presidente di Regione per cui se cade l’eletto si va a votare” ha concluso il professore a LaPresse.

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