Sulla cima dell’Everest in questi giorni è stato confermato ciò che in tanti avevano solo ipotizzato, dalla neve affiorano centinaia di corpi.
La scena che i soccorritori si stanno trovando davanti in queste settimane è da brividi. Sulla cima dell’Everest, a 8.849 metri, la più alta del mondo, stanno comparendo sempre più corpi senza vita.
Se ne contano ormai un centinaio ma il numero è destinato certamente a salire nelle prossime ore. Solamente negli ultimi giorni ne sono stati recuperati cinque completamente congelati; sono stati portati così com’erano a Kathmandu, in Nepal. Uno scenario che i più speravano non si avverasse mai.
Una campagna che si sta svolgendo anche tra le vicine vette Nuptse e Lhotse, non esattamente un’impresa semplicissima. Per non parlare della specifica operazione di ‘salvataggio’ – se così si può definire – che può impegnare gli sherpa per svariate ore tra i ghiacci.
“Parliamo di manovre estremamente difficili”, le parole di Tshiring Jangbu Sherpa riportate da La Stampa, tra i protagonisti di una delle recenti spedizioni verso le tre cime. E il bello è che le temperature bassissime hanno conservato i corpi alla perfezione.
Everest, il ghiaccio e la neve si sciolgono: affiorano centinaia di cadaveri
Tra gli effetti dei cambiamenti climatici c’è anche questo. Gli esperti, gli addetti ai lavori e gli appassionati immaginavano che prima o poi sarebbe successo. Sull’Everest, nei pressi della vetta e nelle zone circostanti, poco sotto gli 8.849 metri che la rendono la montagna più alta al mondo, lo strato di neve e ghiaccio si sta sciogliendo con una rapidità impressionante, riportando alla luce del sole centinaia di corpi di escursionisti morti durante l’ascesa. Una squadra di soccorritori ha fatto partire una spedizione per riportarli a valle.
Il team è composto da dodici soldati e diciotto alpinisti, a presentare la situazione è stato il maggiore dell’esercito nepalese, Aditya Karki: “A causa degli effetti del riscaldamento globale, corpi e rifiuti diventano sempre più visibili man mano che la copertura nevosa diminuisce”.
Sin da quando sono iniziate le scalate verso la cima, più o meno negli anni venti del Novecento, hanno perso la vita circa trecento persone – durante l’ultima stagione si sono contate otto vittime. “Dobbiamo riportarli indietro il più possibile, se continuiamo a lasciarli indietro alla fine le nostre montagne si trasformeranno in cimiteri”, ha aggiunto Karki.