Quando passiamo troppo tempo col cellulare incollato alla mano la cosa potrebbe essere sul punto di sfuggirci… di mano.
Gli smartphone ormai sono diventati compagni inseparabili delle nostre vite. O forse anche di più: non manca chi li definisce come prolungamenti del nostro braccio, come se fossero delle protesi esistenziali. Indubbiamente questi piccoli oggetti hi-tech ci permettono di comunicare con una rapidità mai vista prima.
Li usiamo ormai per le attività più disparate: per scattare foto, girare video, postare sui social network. Ma anche per fare bonifici, sentire musica, per ricevere indicazioni stradali, fare domande online, ecc. Il cellulare è diventato una sorta di finestra aperta sul mondo, un canale di comunicazione ormai irrinunciabile.
Irrinunciabile fino a che punto? La domanda non è per nulla oziosa visto che talvolta il legame con lo smartphone prende una piega morbosa sotto forma di terrore: la paura di essere tagliati fuori, di rimanere privi di cellulare. Quando arriviamo a questo punto le cose potrebbero essere molto complicate.
Nomofobia, quella paura sproporzionata di separarsi dal cellulare
Gli psicologi parlano di nomofobia, un neologismo che deriva dall’unione di no-mobile phone e phobia. In sostanza si tratta della paura incontrollata che aggredisce al pensiero di restare senza il cellulare. Chi soffre di nomofobia sperimenta una paura sproporzionata di rimanere tagliato fuori dalla rete, un’ansia di separazione nei confronti dello smartphone.
Si arriva al punto di sperimentare sensazioni fisiche del tutto simili a quelle caratteristiche degli attacchi di panico: sudorazione eccessiva, accelerazione del battito cardiaco, vertigini, mancanza di respiro, tremori, nausea, dolore toracico. La nomofobia è ormai considerata una vera e propria dipendenza dalle nuove tecnologie.
Drogati da cellulare, smartphone addicted? Qualcosa del genere. Secondo lo psichiatra americano David Greenfield la nomofobia somiglia a tutte le dipendenze perché interferisce con la produzione di dopamina, il neurotrasmettitore che presiede il circuito cerebrale della ricompensa indirizzandoci verso attività che ci danno piacere.
Chi è affetto da nomofobia si vede prendere dall’ansia già al pensiero di rimanere a corto di credito o di batteria, per non parlare di quando non c’è la copertura di rete o per qualche motivo si rimane senza lo smartphone. Per sfuggire all’ansia si mettono in atto una serie di comportamenti protettivi che spesso sconfinano nel maniacale.
Qualche esempio? Controllare ossessivamente lo stato della batteria o del credito, portarsi sempre dietro un caricabatterie di emergenza (non sia mai che l’altro faccia cilecca), fornire ai propri familiari o amici un numero di telefono alternativo e via dicendo.