Marco Pantani 2004-2024: 20 anni con “Il Pirata” nel cuore

Marco Pantani 2004-2024. Due lunghi decenni sono passati da quel 14 febbraio 2004. In realtà è ieri, perché Marco Pantani è rimasto dentro a ciascuno di noi.

Sono passati vent’anni e si ricorda chi, in realtà, non si mai dimenticato. Chi non si vuole dimenticare. Lo sport sa generare personaggi in grado di fornire emozioni che sono veri e propri elettroshock. Brevi ma intensissimi. Ma basta un po’ d’acqua per farle scivolare via e rimanere in attesa che arrivino di nuove.

Marco Pantani 2004-2024
Marco Pantani 2004-2024 – Foto Ansa – formatonews.it

Sono passati vent’anni ma di Marco Pantani c’è rimasto dentro ancora tutto. Tutta la sua breve esistenza, stroncata da un male di vivere a soli 34 anni. Ricordiamo le sue vittorie così come le sue sconfitte, le sue cadute in bicicletta, i gravi infortuni e le sue riprese, dove, ogni volta, tornava più forte di prima.

E se dopo le cadute in bici si è saputo sempre rialzare, dalle cadute della vita non si è mai ripreso. Da una soprattutto. Un luogo, una data e l’inizio della fine della carriera e della vita di Marco Pantani. Madonna di Campiglio, 5 giugno 1999.

Penultima tappa del Giro d’Italia, dominato dal campione di Cesenatico. Gli esami hanno rivelato un tasso di ematocrito, ovvero la percentuale di globuli rossi nel sangue, superiore al limite massimo consentito. Pantani viene fermato. In quel momento si è fermato il suo cuore e la sua vita.

Marco Pantani 2004-2024

La sua non è stata una carriera lunghissima. È durata circa un decennio e del campione Pantani non si può pronunciare la frase spesso ripetuta con eccessiva enfasi quando si parla di campioni dello sport, ovvero: “nella sua carriera ha vinto tutto”. Ha vinto ‘soltanto’ una quarantina di corse, quante ne vinceva Eddy Merckx in una sola stagione.

Ricordo di Marco Pantani
Ricordo di Marco Pantani – Foto LaPresse – formatonews.it

A rendere indimenticabile Marco Pantani non sono la quantità delle sue vittorie, ma la qualità delle sue imprese. Partendo da quel magico 1998 e dalla sua doppietta Giro d’Italia e Tour de France, impresa riuscita, in Italia soltanto a Fausto Coppi e, nella storia del ciclismo, ad un pugno di fuoriclasse.

La salita era il suo terreno preferito ed è lì che i suoi tifosi lo aspettavano. In quei momenti attendevano impazienti che la strada iniziasse a farsi più dura per tutti, ma non per “Il Pirata”: In quei momenti attendevano impazienti il gesto che avrebbe segnato la corsa e la loro giornata da innamorati pazzi di Pantani.

Mano sulla testa e via la bandana. Inizia la corsa, quella vera. Un gesto che è storia del ciclismo, diventato, però, troppo presto leggenda. Mamma Tonina, ancora oggi, dopo vent’anni, ha raccontato che quando si reca in visita alla tomba di suo figlio Marco, ha difficoltà a stare un po’ di tempo da sola con lui.

Sono in tanti, ancora oggi, a rendergli omaggio. Ciclisti, innamorati della bicicletta e di un campione inarrivabile eppure straordinariamente umano. Un eroe tutt’altro che invincibile che ha avuto il suo cantore in Gianni Mura, scrittore e maestro di giornalismo, che lo ha chiamato Pantadattilo:

E vai, pugnetto d’ossa, cardellino

Pantadattilo, Fossilo, Pirata, insegui a pedalate il tuo destino

Con bandana stretta, o la pelata che luccica nel sole del mattino

(Testo tratto da una Poesia di Gianni Mura dedicata a Marco Pantani)

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