Valeria, in ospedale per curare un linfoma, stroncata da un errore dei medici

Quando la cura – sbagliata – uccide invece di curare la malattia. E’ successo a Valeria, una donna ancora molto giovane.

Sbagliare è umano e tutti possiamo commettere degli errori. Ma se un parrucchiere sbaglia un taglio di capelli è una cosa, se una equipe medica sbaglia cura alla paziente il finale della storia può venire stravolto.

Un paio di mesi fa una 60enne di Messina, dopo essere stata dimessa dall’ospedale, è morta nel tragitto verso casa crollando sul sedile dell’auto. I medici, per errore, le avevano reciso la vescica urinaria. Diversa storia ma ugual finale per Valeria Lembo, giovane donna che è entrata all’ospedale di Palermo per combattere contro il linfoma di Hodgkin che le era stato diagnosticato. Valeria non è deceduta a causa del male da cui era affetta. La giovane, da poco convolata a nozze, è deceduta per un errore da parte dei sanitari: una dose chemioterapica dieci volte superiore a quella che avrebbe dovuto ricevere. La somministrazione della dose killer del farmaco avvennero nella notte del 7 dicembre 2011. Valeria Lembo, che all’epoca aveva solo 34 anni, morì a distanza di tre settimane, dopo aver patito terribili sofferenze.

Sebbene la tragedia avvenne nel dicembre del 2011, solo ora, dopo oltre dieci anni, la Corte di Cassazione ha reso definitive le condanne per tre medici. Secondo quanto ricostruito dalle inchieste della Procura di Palermo, Valeria Lembo è morta, dopo una lunga agonia, per un errore di trascrizione su un foglio di carta  che alterò la dose di chemio prevista portandola al decesso.  Da quanto emerso a Valeria invece di 9 milligrammi, gliene vennero somministrati ben 90: “Una dose che avrebbe ucciso un elefante”, hanno confermato gli esperti. Le condanne per i tre medici che commisero l’errore fatale non sono. tuttavia, particolarmente elevate: l’ex primario del reparto di Oncologia del Policlinico di Palermo, Sergio Palmeri, è stato condannato a 3 anni di reclusione; 3 anni e 5 mesi per Alberto Bongiovanni, all’epoca specializzando in quel reparto. Ancora meno per l’oncologa Laura Di Noto: condannata a 2 anni e 3 mesi. La Cassazione ha rigettato i ricorsi dei tre medici ma solo dopo sei gradi di giudizio. Nel febbraio scorso i sanitari coinvolti nella vicenda sono stati anche condannati dai giudici della Corte dei conti per danno erariale: Sergio Palmeri è stato condannato  risarcire l’azienda sanitaria con 875 mila euro, gli altri due medici invece dovranno pagare, ciascuno, 318 mila euro.

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