Pallavolista Lara Lugli: “Licenziata e umiliata perché incinta”

Licenziata e citata per danni dal club, il Volley Pordenone, per aver omesso l’intenzione di rimanere incinta al momento della stipula del contratto: la denuncia della pallavolista Lara Lugli

"Licenziata e umiliata perché incinta": la denuncia della pallavolista Lara Lugli
Lara Lugli

Appena due giorni fa il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della cerimonia svoltasi al Quirinale per la Giornata Internazionale della Donna, ha levato alto il proprio grido contro l’odioso e inaccettabile fenomeno delle c.d. “dimissioni in bianco” da parte delle donne, sorta di licenziamento preventivo visto che taluni datori di lavoro obbligano, pena la non assunzione, le donne a firmarle per cautelarsi in caso di gravidanza: “Va acceso un faro sulle forme – meno brutali, ma non per questo meno insidiose – della cosiddetta violenza economica che esclude le donne dalla gestione del patrimonio comune o che obbliga la donna ad abbandonare il lavoro in coincidenza di gravidanze. Pensiamo all’odioso ma diffuso fenomeno della firma delle dimissioni in bianco. Questioni gravi che incidono profondamente sulla vita delle donne. Questioni che richiedono il coinvolgimento attivo di tutti: uomini e donne, uniti, contro ogni forma di sopraffazione e di violenza, anche se larvata“. Ebbene, oggi è arrivata la denuncia, dalle colonne del quotidiano “La Repubblica”, della pallavolista Lara Lugli: “Siamo dilettanti e non abbiamo tutele, nessuno strumento giuridico in mano. Se ti infortuni, il contratto viene onorato. Se annunci di aspettare un bambino, un minuto dopo c’è la rescissione“.

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Pallavolista Lara Lugli: “Licenziata, umiliata e criminalizzata perché incinta”

Oltre al danno, anche la beffa dato che Lara Lugli, classe 1980, schiacciatrice, non certo una delle stelle del campionato italiano, si è vista notificare una citazione per danni: “Nel marzo 2019 ho comunicato al mio club, il Volley Pordenone, l’impossibilità di proseguire la stagione: ero rimasta incinta. A distanza di due anni, dopo aver subito un aborto spontaneo, in risposta alla mia ingiunzione di pagamento dello stipendio di febbraio, mai corrisposto, ho ricevuto una citazione per danni. Motivo: non aver onorato il contratto. Nell’atto di citazione della società, in opposizione al decreto ingiuntivo della giocatrice, una sequela di dozzinali contestazioni: “Mi si accusa di aver taciuto l’intenzione di avere figli, di non aver completato gli ultimi due mesi di campionato mentre stavo attraversando un momento difficilissimo, ma la cosa che più mi ha fatto male è che abbiano messo in discussione la mia serietà: in 25 anni di volley mi sono sempre comportata da professionista, pur non essendolo giuridicamente, ferirmi tirando in ballo argomenti intimi e delicati mi è sembrata una punizione che non meritavo“. Intanto l’Assist, associazione a tutela dei diritti delle sportive, ha chiesto un incontro al Premier Mario Draghi e al Presidente del Coni Giovanni Malagò.

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La replica della società, attraverso il Presidente Franco Rosato, non si è fatta attendere: “All’epoca abbiamo salutato con grande gioia la maternità. Secondo quanto era scritto nel contratto, proposto dal suo agente, in caso di interruzione anticipata si sarebbero attivate clausole penalizzanti per l’atleta. Di fronte alla maternità ci siamo limitati a interrompere consensualmente il rapporto mantenendoci in costante contatto con la giocatrice anche nel doloroso momento che ha affrontato poche settimane dopo. Nel contratto, predisposto dall’atleta stessa e dal suo agente, si prevedeva l’immediata cessazione del rapporto in caso di gravidanza. Ad un tratto molti mesi dopo –  ha puntualizzato il Presidente – abbiamo ricevuto la comunicazione del suo legale per presunte spettanze”. Ma le spettanze, come precisato dal portale gazzetta.it, sono quelle riferite al mese di febbraio in cui Lugli ha effettivamente giocato. “Solo quando ci è arrivata l’ingiunzione di pagamento ci siamo opposti e abbiamo attivato le clausole del contratto. Citare le parole del freddo atto serve a farci sembrare dei mostri quando invece ci siamo solo difesi di fronte alla richiesta di un rimborso non dovuto“, ha concluso la propria difesa d’ufficio Franco Rosato, Presidente del Volley Pordenone.

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