Portano il figlio sulle tombe di Riina e Provenzano e gliele fanno baciare: “Erano due grandi uomini”

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Fonti ed evidenze: Repubblica, Today

Una gita decisamente insolita quella organizzata da Pompeo Piserchia e consorte. I due hanno portato il figlio a visitare le tombe di due boss di Cosa Nostra.

Selfies e video pubblicati sui social come se fossero andati a trascorrere un’allegra giornata al mare con tutta la famiglia. Invece erano al cimitero,a onorare alcuni boss della Mafia. 

 

Due rose rosse e un bigliettino: “per Provenzano da parte di Pompeo e Pina da Foggia”. Poi una serie di foto che lo ritraggono con la moglie davanti alla lapide del capo dei capi di Cosa Nostra Totò Riina. Il protagonista di questa assurda vicenda è un pregiudicato di Foggia,  Pompeo Piserchia che su Facebook non esita a definirsi “killer presso libero professionista”.L’uomo ha  precedenti penali per reati contro il patrimonio, il suo ultimo arresto – insieme alla moglie –  risale a settembre del 2019 quando in casa venne trovata , nascosta in fondo alla culla del loro figlio neonato, una pistola Beretta calibro 6,35, completa di caricatore con otto cartucce, con il numero di matricola punzonato.

A rendere ancora più tragica la situazione, il fatto che i due pregiudicati foggiani, a fare visita alle tombe dei defunti capi di Cosa Nostra, abbiano portato anche il figlio. Nelle storie condivise sui social, Piserchia scatta una foto alla tomba di Totò Riina che nel video lui stesso definisce: “Grande Uomo”. Poi passa ad osannare l’altro capo mafia Bernardo Provenzano: “prima che me ne vado, perché non so se tornerò più, voglio dare un omaggio a questa grandissima persona: Bernardo Provenzano. Rimani – dice ancora – sempre nel nostro cuore”. Frase seguita da un bacio sulla lapide. Nelle storie si sente anche la voce della moglie che invita tutti a “inviare una rosa a Zio Totò”, mentre il figlioletto della coppia – molto probabilmente per non dire certamente, su invito dei genitori – bacia le foto dei boss. Ma non è tutto, perché Piserchia in un’altra storia e’ in auto. Sta percorrendo il lungo tratto di autostrada A 29 quando giunto all’altezza dello svincolo per Capaci commenta: “qua sono morti questi: Falcone e Borsellino”. Per i due giudici che per combattere la Mafia hanno perso la vita,ovviamente, nessun elogio. Per i due pregiudicati foggiani gli eroi sono altri.