Youns El Boussetaoui, ucciso a Voghera, era malato ma non era pericoloso, dice l’avvocato

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 Emergono nuovi elementi sul 39enne di nazionalità marocchina morto a Voghera durante una lite con un rappresentante dell’amministrazione comunale.

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Pochi giorni fa, in piazza a Voghera – Pavia – un uomo di 39 anni ha perso la vita. La vittima – spiega AGI – si chiamava Youns El Boussetaoui, aveva 39 anni ed era di nazionalità marocchina. Ad ucciderlo un colpo esploso dalla pistola dell’assessore alla Sicurezza Massimo Adriatici, in quota Lega che, al momento si trova agli arresti domiciliari. Sono ancora in corso accertamenti per chiarire la dinamica dei fatti. Da quanto emerso da una prima ricostruzione sembrerebbe che Adriatici stesse telefonando ai Carabinieri avendo visto Youns importunare alcuni avventori di un bar. A quel punto l’uomo avrebbe iniziato a spintonare l’assessore e, nel cadere, sarebbe partito un colpo che è stato fatale per il marocchino. Un testimone – un uomo albanese che si trovava lì in piazza – ha asserito di aver visto la vittima lanciare una bottiglietta di birra contro Adriatici.

Il legale che assiste la famiglia della vittima, l’avvocato Debora Piazza – riporta Il Giorno – ha specificato che Youns era malato ma non pericoloso: “Andava curato, perché non faceva male a nessuno ed era malato. Era fuggito da una struttura di Vercelli dove era ricoverato per problemi mentali perché voleva tornare in piazza a Voghera che diceva essere casa sua”. La vittima lascia due figli, un bambino di otto anni e una bimba di cinque.

Sulla questione è intervenuta anche la sorella di Youns la quale, piena di dolore e di sdegno ha commentato: “Gli hanno sparato in piazza, davanti a tantissime persone. E adesso l’assassino si trova a casa sua, dorme bello riposato. Dove è la legge in questa Italia? Ma siamo in Italia o in una foresta? Aveva un fucile? Aveva una pistola in mano mio fratello? Rispondetemi! No, mio fratello non aveva nessuna arma in mano. Io voglio sapere se qua in Italia ammazzare o sparare è una cosa legale. Lui è morto e l’assassino è a casa”. La donna ha confermato che il fratello viveva per strada e dormiva sulle panchine. Ha spiegato che lei e altri familiari hanno cercato di aiutarlo ma Youns era scappato dall’ospedale. L’uomo sarebbe stato anche sottoposto a un Tso  tre settimane fa. I problemi psichici di cui  soffriva si erano acuiti in seguito al lockdown.

Chi era la vittima?

Per quanto la famiglia e l’avvocato lo descrivano come assolutamente innocuo, tuttavia la vittima aveva dei precedenti. Oltre ad essere irregolare e senza fissa dimora – riferisce ancora Il Giorno –  era già stato oggetto di segnalazioni per ubriachezza molesta e numerose richieste di interventi alle forze dell’ordine. Nell’arco di oltre una decina di anni aveva accumulato vari ordini di lasciare il territorio Ue e relative violazioni agli ordini di lasciare il territorio italiano. Ma oltre ai reati di ingresso illegale nel territorio dello Stato e immigrazione clandestina, figurano anche reati come minacce, danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale. Era stato già arrestato per spaccio di sostanze stupefacenti ed era finito nei guai anche per il reato di evasione. Ma non solo: sempre tra i precedenti di polizia figurano i reati di falsità in scrittura privata, falsa attestazione, falsità materiale, uso di atto falso e pure truffa. Era stato anche denunciato per guida senza patente. E, ancora, per ricettazione e anche per porto d’armi e oggetti atti a offendere.

Sul fronte delle indagini, oggi la Procura dovrebbe inviare la richiesta di convalida dell’arresto di Adriatici, accusato di “eccesso colposo di legittima difesa“. Che potrebbe però non essere accompagnata anche dalla richiesta di convalida della misura cautelare dei domiciliari. I pm infatti potrebbero dare parere favorevole al ritorno alla libertà dell’assessore, parere tuttavia non vincolante per il gip  chiamato a decidere dopo avere sentito Adriatici. Il nuovo interrogatorio, dopo il primo subito dopo il fatto, dovrebbe essere fissato per domani.