Lavorare dieci ore al giorno, tutti i giorni per 350 euro al mese, interviene la Finanza

Condizioni di lavoro disumane: dieci ore al giorno, sette giorni su sette e 350 euro al mese di stipendio. Uno scandalo che ha portato a diversi arresti.

dieci ore 350 euro
Getty Immages/Salvatore Laporta
Le chiusure prolungate di moltissime attività – negozi, bar,  ristoranti, palestre –  legate all’emergenza Covid hanno incrementato il numero di disoccupati e “nuovi poveri“. Sempre di più sono le persone bisognose di un lavoro e disposte, spesso, ad accettare condizioni disumane come lavorare per dieci ore al giorno, sette giorni su sette, per uno stipendio che oscilla tra i 350 e i 600 euro al mese. Sembra incredibile nel 2021 ma queste – riporta Today – le condizioni di lavoro accertate da Guardia di Finanza e Carabinieri con l’operazione “Marco Polo”. Oltre quaranta persone, tutte extracomunitarie, in attesa del rilascio del permesso di soggiorno/protezione internazionale, erano costrette a lavorare  in condizioni di sfruttamento. Negli ultimi anni ci si è molto concentrati sul caporalato e lo sfruttamento degli immigrati nel settore agricolo. Ma sono moltissimi altri gli ambiti lavorativi in cui i richiedenti asilo subiscono situazioni ai limiti dell’umanità.  I loro “aguzzini”- in questo specifico caso – erano un gruppo di cittadini cinesi a capo  di un’azienda che si occupava del confezionamento di pennarelli e penne.Questa situazione andava avanti da parecchio, da ben prima delle chiusure legate alla pandemia del Covid e alle conseguenti chiusure. Infatti le indagini  – spiega il Corriere della Sera – erano scattate a seguito di un controllo svolto il 30 gennaio 2019. Tutto era partito da una denuncia presentata da alcuni richiedenti asilo che lamentavano condizioni di sfruttamento lavorativo. L’operazione delle Fiamme Gialle e dei Carabinieri  ha portato ora, a distanza di oltre due anni, all’esecuzione di cinque ordinanze di custodia cautelare, tra il Torinese e la provincia di Cagliari.Sono stati sequestrati beni e denaro per un importo di 85 mila euro che si ritiene derivino dai reati contestati agli imprenditori cinesi a capo dell’azienda di pennarelli. Gli accertamenti svolti dai finanzieri hanno consentito di individuare reati tributari mediante l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti che consentivano sia di praticare prezzi concorrenziali sia di far figurare costi fittizi. 

 

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