Massacrò il figlio di due anni, Alija Hrustic accusa la moglie “Io l’ho picchiato piano, è stata lei”

Alija Hrustic, 26 anni si difende dall’accusa dell’ omicidio del figlio di due anni accusando la moglie della brutale violenza che ha ucciso il bambino.

Hrustic
Getty Images / Jack Taylor / Archivio

Nel 2019 il piccolo Mehmed di due anni venne trovato senza vita nella casa del quartiere San Siro di Milano, dove vivevano con i genitori e le sorelle. La barbara violenza con la quale era stato torturato ed ucciso aveva portato all’arresto del padre, Alija Hrustic di 26 anni di origine croate, che dopo l’omicidio aveva chiamato il 118 cercando di fuggire insieme alle figlie. La moglie Silvija Zahirovic, 23 anni si è costituita parte civile del processo, durante la deposizione dell’uomo ha pianto più volte per le sue parole. Hrustic l’ha infatti accusata di aver picchiato il piccolo Mehmed e che è stato suo il pugno ‘finale’ che ha ucciso il bambino.

“Io l’ho picchiato ma non forte, l’ho morsicato ma non forte. – ha dichiarato Alija Hrustic davanti alla corte d’Assise di Milano – Mi sono preso la colpa per lei, che quella notte lo ha picchiato e gli ha dato un pugno sull’occhio e gli ha spento le sigarette sul corpo”. L’uomo è accusato di maltrattamenti aggravati, omicidio volontario aggravato e tortura aggravata, l’autopsia sull corpo martoriato del bambino aveva rivelato bruciature di sigaretta su tutto il corpo, lividi e 51 segni di lesioni, costole rotte ed un braccio fratturato. La morte era sopraggiunta però solo dopo le torture a causa di una frattura cranica probabilmente inferto da un pugno.

In aula l’uomo, assistito dall’avvocato Giuseppe De Lalla, racconta che la madre lo picchiava e che sarebbe stata lei, secondo la sua testimonianza, a spengergli le sigarette sul corpo e ad avergli dato il pugno mortale sull’occhio. Racconta di essere stato preso da un momento di ‘paranoie’ e che qualcosa dentro di lui gli diceva di picchiarlo “Ma a me non andava di fargli tanto male, così l’ho colpito sulle braccia, sulle spalle e sulle gambe ma sulla faccia no” ha continuato. Secondo l’indagine del pubblico ministero Giovanna Cavelleri, la madre del bambino Silvija Zahirovic era anche lei vittima di gravi violenze e maltrattamenti da parte del marito, che ora, tenta di darle la colpa.

La donna, in una delle scorse udienze, aveva dichiarato di essersi svegliata nel cuore della notte e aver visto il marito che infliggeva un calcio al corpo, già massacrato, del piccolo Mehmed. L’uomo, la sera dell’omicidio chiamo il 118 e fuggì nel quartiere di Lorenteggio portando con se le altre figlie, rintracciato poco dopo dalla polizia, al momento dell’arresto, confessò di averlo ucciso perchè continuava a piangere e non lo faceva dormire. Ora la versione cambia la versione dei fatti, confermando di averlo svegliato, ma solo per dargli dei piccoli morsi per giocare e che i segni erano stati lasciati perchè “Lui aveva la pelle delicata, appena gli facevo qualcosa restava il segno”. Fatto sta che il processo per l’omicidio volontario e tortura aggravati continua, in un cupo teatrino degli orrori, per un delitto che fu descritto a suo tempo dai medici legali come un vero massacro.

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