Torino, anziana morta da un mese in attesa di essere cremata. Il comune vuole l’assenso del figlio, ma è morto

I figli di un’anziana donna morta da più di un mese non possono cremarla perché il comune vuole l’ok del fratello scomparso da 22 anni.

Non possono cremare la madre morta da 1 mese perché il comune vuole l'assenso anche del fratello scomparso da 22 anni
(Getty Images)

La salma di Adelina De Antonellis, morta a 93 anni all’ospedale “Amedeo di Savoia” di Torino, da più di un mese è bloccata da all’obitorio del cimitero Monumentale del capoluogo sabaudo. “Nostra mamma è mancata e vorremmo cremarla, ma a un mese di distanza nessuno dal comune ci ha risposto“, hanno denunciato i familiari della donna. A impedire la tumulazione è il fatto che uno dei suoi sei figli (altri due sono già deceduti), nonostante sia scomparso dal 1999 e non si abbiano più sue notizie, è ritenuto ancora in vita: infatti, il comune per autorizzarne la cremazione, come riferito dalla famiglia, pretende il consenso da parte di tutti i parenti prossimi viventi.

La famiglia si è rivolta al Prefetto

Ai sensi della legge vigente, “in mancanza della disposizione testamentaria o di qualsiasi altra espressione di volontà da parte del defunto” è valida “la volontà del coniuge o, in difetto, del parente più prossimo individuato ai sensi degli articoli 74, 75, 76 e 77 del codice civile e, in caso di concorrenza di più parenti dello stesso grado, della maggioranza assoluta di essi, manifestata all’ufficiale dello stato civile del comune di decesso o di residenza“. I cinque figli certamente viventi hanno prestato il loro assenso alla cremazione, eppure tale volontà non è sufficiente in quanto per un funzionario dello stato civile fa fede la normativa previgente in base alla quale la cremazione va autorizzata solo se richiesta all’unanimità: pertanto i 5 fratelli dovrebbero chiedere la morte presunta del loro congiunto scomparso 22 anni fa.

Oltretutto – precisano i parenti – questo ci obbligherebbe ad acquistare un nuovo loculo e non nel comune di residenza perché la defunta è collocata in una bara di legno (specifica per la cremazione), con assenza di scatola in zinco, la quale per dimensione non trova posto nei cimiteri di Torino. È da un mese che andiamo avanti con questa vicenda, non ne possiamo più“. Motivo per il quale la famiglia della defunta per sbloccare uno stallo dal chiaro sapore kafkiano si è rivolta anche al Prefetto.
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