Matilda di Canossa e il biancomangiare: qual è la relazione tra la donna e il dolce?

Matilde di Canossa è conosciuta come una delle donne più potenti della storia medievale. Ma qual è il legame tra questa figura storica e il biancomangiare?

Oggi parliamo di una donna che ha lasciato un segno profondo nella storia dell’Italia: Matilde di Canossa. Ma che c’entra una figura così potente con un dolce? Eppure, dietro a questa domanda si nasconde una storia che unisce la nobiltà medievale, i banchetti delle corti e una pietanza che, a prima vista, potrebbe sembrare un po’ semplice. Vi siete mai chiesti come un piatto come il biancomangiare possa legarsi a una personalità così complessa e potente? Vediamo insieme cosa c’è dietro questo dolce dal nome curioso e dal colore rassicurante.

la storia del biancomangiare
Matilda di Canossa e il biancomangiare: qual è la relazione tra la donna e il dolce? – formatonews.it

Nel 1046 nasceva a Mantova Matilde di Canossa, una delle donne più influenti del Medioevo. Ma cosa c’entra con un dolce che porta il nome di “biancomangiare”? Per quanto possa sembrare una domanda strana, la risposta ci porta direttamente a una tradizione culinaria antica, fatta di ingredienti preziosi e ricercati. Il biancomangiare, un piatto bianco e raffinato, veniva servito nelle corti dei nobili. E forse, in un certo senso, il legame con Matilde non è poi così lontano. Cosa c’entra la nobiltà e un piatto che sembrava simbolo di purezza? Andiamo a capire meglio.

Dal Medioevo a oggi: l’evoluzione di un piatto nobile

Il biancomangiare era un piatto che, proprio per il suo nome, evocava purezza e raffinatezza, con ingredienti come latte, mandorle, riso e petto di pollo. Il termine sembra apparire per la prima volta in un documento legato ad un banchetto organizzato proprio da Matilde di Canossa. Si parlava di un evento che doveva segnare la riappacificazione tra Papa Gregorio VII e l’Imperatore Enrico IV. Un incontro storico, ma anche un’occasione per mettere in scena il potere e la raffinatezza culinaria che contraddistinguevano Matilde. Quella pietanza, che nel suo bianco e delicato aspetto poteva sembrare semplice, in realtà rappresentava un simbolo di status, ricercatezza e purezza, proprio come la sua padrona di casa.

Durante quel famoso banchetto nel 1077, Matilde fece servire il biancomangiare, una crema che colpì tutti per la sua delicatezza. L’ingrediente principale era il pollo, ma a questa base si aggiungevano mandorle, acqua di rose e, a seconda delle varianti, spezie come i chiodi di garofano. Matilde non solo aveva il compito di mediare tra i due, ma sapeva anche come utilizzare la cucina per rafforzare il suo ruolo di donna influente e intelligente.

la storia del biancomangiare
Dal Medioevo a oggi: l’evoluzione di un piatto nobile – formatonews.it

La tradizione del biancomangiare continuò a evolversi nei secoli, raggiungendo la sua forma più conosciuta in epoche successive. Nei secoli XIV e XV, i ricettari medievali iniziarono a descrivere il piatto come una crema che combinava pollo, lardo, riso, latte e zucchero, con qualche variante per la quaresima, dove veniva escluso il lardo in favore di un brodo vegetale o di pesce. Ma anche in questo caso, l’idea di un piatto che fosse “bianco”, cioè raffinato e puro, rimase centrale. I nobili e i membri della corte, che amavano distinguersi con piatti complessi, si affidarono a queste preparazioni per stupire e dimostrare il proprio status. La versione di Mastro Martino da Como, uno dei più importanti cuochi dell’epoca, aggiunse un tocco di raffinatezza con l’introduzione dell’acqua di rose e del brodo di cappone, ma mantenne il concetto di base: un piatto delicato, ma ricco.

Con il tempo, il biancomangiare perse parte della sua carica simbolica e divenne un dolce più semplice, anche se rimase un simbolo di eleganza, soprattutto nelle corti italiane. Oggi possiamo gustarlo in diverse varianti regionali, ma sempre con lo stesso spirito di dolcezza e raffinatezza. In Valle d’Aosta, ad esempio, è conosciuto come Blanc Manger e viene preparato con panna da latte, mentre in Sicilia troviamo una versione con mandorle e cannella, perfetta per il clima mediterraneo. E in Sardegna, dove si chiama Menjar blanc, si unisce alla tradizione locale con una crema racchiusa in sfoglie croccanti. Insomma, ogni regione ha dato la sua interpretazione, anche incorniciata da fragole.

la storia del biancomangiare
Esistono varie versioni del biancomangiare – formatonews.it

Ed è proprio da queste tradizioni che nasce una versione del biancomangiare che proponiamo oggi, ispirata alla ricetta siciliana. Pensata con latte di mandorle, limone e acqua di fiori d’arancio. Se volete provarla, ecco la ricetta:

Ingredienti per 12 porzioni

  • 1 l di latte di mandorle
  • 130 g di maizena
  • 130 g di fruttosio (o 145 g di zucchero)
  • 3 cucchiai di acqua di fiori d’arancio
  • Scorza di ½ limone
  • Per la decorazione
  • Cannella
  • Granella di mandorle
  • Miele di cardo

Preparazione

  • Scaldare il latte di mandorle in una casseruola, tenendo da parte un bicchiere di latte per sciogliere la maizena.
  • Unire il fruttosio (o zucchero), l’acqua di fiori d’arancio e la scorza di limone grattugiata.
  • Portare a bollore e aggiungere il latte con la maizena sciolta, mescolando continuamente con una frusta fino a che la crema non si addensa.
  • Versare il composto in stampini monoporzione e lasciar raffreddare a temperatura ambiente, poi mettere in frigo per almeno 4 ore.
  • Prima di servire, decorare con cannella, granella di mandorle e un filo di miele. Per un tocco siciliano, aggiungete anche pistacchi tritati.

Dopo averlo preparato, immaginate di gustarlo in compagnia, magari raccontando la storia di Matilde e del suo ruolo nei grandi eventi storici. Non è solo un dolce, ma un viaggio nel tempo, che racconta tanto della cultura e delle tradizioni di un’Italia medievale che, pur tra conflitti e lotte politiche, sapeva ancora regalarsi momenti di raffinato piacere.

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